di Gaviraghi Lucrezia e Soletto Claudia
Un tempo la città di Monza era ben fortificata grazie a un’ampia cinta muraria, eretta nel XIV secolo per difendere le trattative di commercio, di cui oggi non rimane quasi niente. Ciononostante, è possibile individuare esattamente la loro antica posizione rappresentata da quella che oggi si chiama “circonvallazione interna”. Le mura cingevano la città partendo dal castello Visconteo e proseguendo per le odierne Via Manzoni, Via Appiani, Via Massimiliano D’Azeglio, Via Aliprandi, via Azzone Visconti fino a chiudersi nuovamente in corrispondenza del castello, per un perimetro totale di circa 3 chilometri. Per la perfetta riuscita della costruzione delle mura era necessario deviare il corso del Lambro creando il cosiddetto “Lambretto”, utilizzato come ulteriore difesa e barriera per la città.
La cinta muraria faceva parte del castrum vetus, ovvero del sistema continuo di difese che proteggevano dalle invasioni il cuore del borgo antico. Queste primitive mura furono poi fortificate da Battifredi, che aggiunse le torri di legname. Nel 1003 le mura entrano a far parte del castrum novum a seguito di un ingrandimento, anche se, purtroppo, di quest’ultimo intervento non ci sono prevenuti resti.
Nel 1259, a seguito di un primo attacco sferrato da Ezzelino da Romano, le mura si rivelarono molto efficaci e infatti l’invasore venne respinto. Poco dopo, nel 1322, le mura vengono abbattute, da porta San Biagio al Lambro. Tra il 1333 e il 1336 Azzone Visconti costruì delle nuove mura che i Monzesi potevano sfruttare come abitazioni, dal momento che erano gli stessi abitanti a contribuire al pagamento delle fortificazioni.
Le mura erano munite di torrette completamente aperte dalla parte del borgo affinché non fossero sfruttate dal nemico per facilitarne l’assedio. Inoltre, erano coperte da merli ghibellini dietro i quali correva il corradore dove le sentinelle compivano il cammino di ronda retto da beccatelli a triplice mensola scalare con caditoie per lanciare proiettili e liquidi bollenti sui nemici.
Il maestoso Castello Visconteo sorgeva all’incrocio tra l’attuale largo Mazzini e il fiume Lambro. Ad oggi, purtroppo, è rimasto poco o niente della struttura originale anche se, d’altra parte, non mancano testimonianze sia pittoriche che letterarie. Ad esempio, se ne parla nel IX capitolo dei Promessi Sposi quando Agnese e Lucia entrano a Monza per incontrarsi con la Monaca: “Quando fu vicino alla porta del borgo, fiancheggiata allora da un antico torracchione mezzo rovinato, e da un pezzo di castellaccio, diroccato anch'esso, che forse dieci de' miei lettori possono ancor rammentarsi d'aver veduto in piedi, il guardiano si fermò, e si voltò a guardar se gli altri venivano.” (A. Manzoni, Promessi Sposi, capitolo IX).
In ordine cronologico, fu il terzo castello ad essere costruito nella città di Monza, questa volta grazie all’intervento di Galeazzo I Visconti (impegnatosi anche nella realizzazione della Certosa di Pavia e del Duomo di Milano), che nel 1325 diede inizio ai lavori e regalò il castello a sua cugina, Caterina Visconti, dopo averla sposata. Il progetto fu ampliato nel 1357 da Galeazzo II che scelse di sacrificare l’attigua Chiesa di Santa Maria d’Ingino per ottenere più spazio per la sua tenuta, utilizzata quasi esclusivamente come punto d’appoggio per i signori quando si spostavano a Monza da Milano. È da sottolineare l’importanza che i Visconti avevano nella città di Monza, tanto da farlo diventare il luogo adatto alle incoronazioni.
Il complesso era costituito dalla rocca, un edificio a pianta trapezoidale dalle alte muraglie (che misurava indicativamente 110x140 metri), alla quale era annessa la torre maestra, una struttura adibita a carcere alta circa 30 metri comunemente nota come “Torre dei Forni” per l’associazione a un luogo infernale a causa della crudeltà delle pene che lì venivano inflitte ai prigionieri. Per quanto riguarda la rocca, essa era costituita da più elementi: a nord sorgeva il Palazzo Ducale, vera e propria residenza dei Visconti, anche nota come la “Cascinazza”, mentre a est erano collocati la Piazza d’armi o “Serraglio” e, più a sud, la Torre dei Molini. Molto probabilmente all’interno della rocca erano presenti dei terreni coltivati che avrebbero garantito la sopravvivenza degli assediati in caso di attacco.
Riveste particolare rilevanza il Colombaro, che occupava il lato nord-orientale della rocca insieme alla Torre della Regina: essa è l’unico resto significativo delle fortificazioni ed è nota come “Torretta delle Sacramentine” (dall’adiacente monastero di Clari sse); è ancora oggi ben visibile in via Azzone Visconti nei pressi della stazione di Monza. Il Colombaro è una semplice torretta quadrata alta circa 12 metri che fungeva da accesso al castello oltre che da arnese da guerra e strumento difensivo. Sulla facciata rivolta verso sud sono evidenti 2 caditoie quadrate utilizzate per gettare acqua bollente e sassi contro eventuali nemici e una finestra in stile gotico murata raffigurante lo stemma di Carlo II di Spagna; la facciata settentrionale è pressoché analoga a quella meridionale anche se, al posto dello stemma, è raffigurata un’aquila che in precedenza adornava il castello. Sulla facciata orientale, a circa 5 metri dal livello dell’acqua, sono visibili tre mensoline equidistanti atte a sostenere un’estremità del ponte levatoio quando era calato, oltre a una porta a tutto sesto in rientranza oggi murata ai lati della quale si trovano due fenditure per l’alloggiamento dei bolzoni del ponte. Infine, la facciata rivolta a ovest, insieme con l’ambiente interno, faceva parte del recinto di clausura. Su tutto il perimetro è evidente un profilo di merli ghibellini murati durante un lavoro di restauro successivo che ha portato all’innalzamento della struttura per l’aggiunta del ponte levatoio. La costruzione, tuttavia, è stata in parte abbassata nel 1794 e l’apertura è stata murata per ragioni purtroppo rimaste ignote.
Il castello è stato smantellato per motivazioni ancora sconosciute nel 1525 per volontà dei Monzesi che, a tal proposito, chiesero del denaro al duca Francesco I Sforza. Nel 1527, dopo che la dinastia dei De Leyva era subentrata al comando del Ducato di Milano, un gruppo di cittadini fece esplodere la Torre dei Forni; i colpevoli furono arrestati ma uno, Bartolomeo Colleoni (il famoso bergamasco), riuscì a fuggire. La famiglia dei De Leyva, di origine spagnola, si era stabilita a Monza a seguito dell’imperatore Carlo V, dopo che Antonio aveva ricevuto il titolo di conte e la proprietà proprio del territorio monzese. Di questa famiglia fa parte la famigerata Virginia Maria De Leyva, ovvero la donna che sarà poi Gertrude (La Monaca di Monza) nei Promessi Sposi di Manzoni. Si presume anche che Bartolomeo Zucchi (letterato locale a cui è intitolato oggi il liceo classico statale di Monza) abbia intrattenuto una corrispondenza proprio con Virginia Maria prima che la sua reputazione crollasse a seguito del motivo sopra citato, ed egli stesso vantava la lontana appartenenza a questa famiglia.
Nel 1807, il sito del castello iniziò a essere utilizzato come cava per materiali edilizi che per la maggior parte furono utilizzati per la costruzione delle mura del parco. Infine, nel 1813 i bastioni furono demoliti per fare posto a un pubblico passeggio e le porte furono definitivamente smantellate. Nel 1885 fu costruito il Palazzo Frette che oggi ospita la “Rinascente”.
ENGLISH VERSION
There was a time when Monza was a fortified city. A defensive wall was built in the 14th century probably for commercial reasons. This wall, however, is no longer extant. It is possible to know exactly its original position because the Ring Road follows the perimeter of the wall. This long wall surrounded the city from the Visconti’s Castle across the most important streets of the city. It was almost three kilometres long. In order to build the wall, it was necessary to deviate the course of the Lambro river; in that way, it was possible to create the so called “Lambretto,” used as defence and protection of the city.
The wall was part of the castrum vetus that was a system of defence of the old village. People needed to defend themselves from the barbarian invasions. Battifredi added some wooden towers to the wall. In 1003, the wall was unified to the castrum novum after a city enlargement, but today nothing remains of these eleventh-century defensive structures.
In 1259, Ezzelino da Romano attacked Monza, but the wall was very affective and Ezzelino was forced to run away. In 1322, the wall was demolished from Porta San Biagio to Lambro. Between 1333 and 1336, Azzone Visconti built new fortifications that could be used as houses by the inhabitants of Monza, because they contributed to the payment and the construction of the walls.
These new fortifications had relatively high turrets. These turrets were opened on the side of the city centre; in that way enemies were not allowed to access them and conquer the city. Ghibellines battlements covered the turrets and behind them, there was the corradore, where sentinels were on guard duty. It is peculiar that the turrets and the fortifications had loopholes used to throw boiling water.
The majestic Castello Visconteo stood out between largo Mazzini and the Lambro. Unfortunately, nowadays very little of the original complex still exists. Many visual and written records—mainly paintings and excerpts from novels—bring memory of its past glory.
For instance, Manzoni, one of the most important writers of the Italian literature, in his novel “The Betrothed,” at the beginning of chapter IX wrote: “On reaching the gate of the town, flanked at that time by an ancient ruined tower, and a fragment of a demolished castle, which, perhaps, some few of my readers may still remember to have seen standing, the guardian stopped, and looked behind to see if they were following.” (A. Manzoni, The betrothed, chapter IX).
Chronologically, it was the third castle ever built in Monza. In 1352, Galeazzo I Visconti, Duke of Milan, began construction, and upon completion, gave it to his new bride, his cousin Caterina Visconti. In 1357, Galeazzo II expanded the original plan by sacrificing the adjoining church of Santa Maria d’Ingino to obtain more space for his estate, which was used almost exclusively as a foothold when the dukes moved from Milan to Monza.
The complex was built as a fortress, a foursquare building with high walls (which measured roughly 110x140 metres). The main tower, a 30-metre construction used as a prison, was commonly known as the “Furnace Tower” because of the cruelty of the punishments inflicted on the prisoners. The fortress contained several different elements: on the northern side, the Palazzo Ducale (known as the “Cascinazza”), the actual residence of the Dukes; on the eastern side, parade grounds (known as the “Serraglio”); and on the southern side, the “Torre dei Molini.” In the inner square there were likely to be farmlands, which would have guaranteed the survival of the inhabitants in case of siege.
On the northeastern side was a particularly important part of the fortress: the “Colombaro,” or the Queen’s Tower. Also known as the “Torretta delle Sacramentine,” this is the only significant remaining part of the entire structure still standing on Via Azzone Visconti near the railway station. The Colombaro is a simple 12-metre-high tower, which served as an entrance for the castle and as both an offensive and defensive weapon. On the southern façade, two square embrasures are visible that were used to throw hot water and stones down on potential enemies, as well as a gothic-style window which was walled up and now displays the crest of Charles II of Spain. The northern façade has a very similar structure to the southern one, but where the southern façade has a crest, the northern has an eagle. On the eastern façade are three shelves used to support one side of the drawbridge when it was lowered and a door, now walled up. The western façade was a part of the enclosure fence. Along the entire perimeter is a crenel profile, walled up during a later restoration that elevated the structure in order to add a drawbridge. However, the building was lowered again in 1794 and the drawbridge opening was sealed for unknown reasons.
The castle was demolished in 1525 at the request of the inhabitants. In 1527, after the De Leyva dynasty replaced the Visconti one, a group of citizens blew up the Furnace Tower. All the people responsible for this crime were arrested, except for one: the famous Bartolomeo Colleoni, who escaped.
The De Leyva family, which came from Spain, settled in Monza following Emperor Charles V, who ennobled Antonio De Leyva. Perhaps the most well-known member of this family was the infamous Virginia Maria De Leyva, on whom Manzoni based a prominent character in his novel, “The Betrothed.” In addition, Bartolomeo Zucchi, a local writer after whom the Liceo Classico Statale of Monza is named, may have corresponded with her before her reputation was destroyed. Zucchi also claimed to be distantly related to the De Leyvas.
In 1807, the site of the former castle was used as a quarry for the construction of the walls around the park. The stronghold was demolished in 1813 to create a public passage and the doors were permanently removed. In 1885, the Palazzo Frette was built on the same site, which now hosts the Rinascente.
BIBLIOGRAFIA